Dimostrazione della trasmissione del parvovirus B19 in pazienti con difetti della coagulazione trattati con concentrati di fattori della coagulazione nell’era degli screening con le tecnologie NAT

Questo articolo sottolinea come l’introduzione dello screening per il DNA di parvovirus B19 per i pool di plasma per la preparazione di plasma-derivati,  a partire dal 2000, non sia riuscito a eliminare il rischio di trasmissione di questa infezione virale tramite questi prodotti del sangue. Lo screening prevede che i pool di plasma contenenti  una carica virale superiore ad un valore soglia non vengano utilizzati. Lo studio  sierologico condotto indica che bambini tra 2 e 7 anni trattati solo con plasma-derivati preparati dopo l’introduzione del sistema di screening hanno 1,7 probabilità in più di contrarre l’infezione rispetto a bambini non trattati. Pertanto, lo studio ribadisce la necessità individuare trattamenti di inattivazione virale efficaci sia contro il virus B19 che contro altri virus eventualmente emergenti.

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Altri autori   in disaccordo con le tesi sostenute nell’articolo citato  le contestano in una lettera pubblicata sulla stessa rivista (Assenza di dimostrazione di trasmissione del parvovirus B19 tramite concentrati di fattori della coagulazione plasma-derivati ottenuti da plasma testati tramite NAT per parvovirus B19 e comprendenti step efficaci di inattivazione o rimozione di virus non provvisti di envelope)

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a cui nuovamente rispondono gli autori dell’articolo ribadendo la validità del loro studio e delle relative conclusioni (Dimostrazione della continua trasmissione di parvovirus B19 in pazienti con difetti della coagulazione trattati con concentrati di fattori della coagulazione

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