IMPATTO DELLA PANDEMIA DA COVID-19 SULLA COMUNITÀ DELL’EMOFILIA

In un recente editoriale Cedric Hermans, Alain Weill e Glenn F. Pierce (Haemophilia 2020 Apr 4. [Epub ahead of print])focalizzano l’attenzione sulla pandemia da COVID-19 (SARS-COV-2) come nuova globale sfida per la comunità dell’emofilia. Al presente, essi affermano, è impossibile determinare quanti emofilici verranno colpiti dal virus e se il difetto coagulativo e il tipo di terapia potranno modificare il decorso naturale dell’infezione. Sembra chiaro, tuttavia, che l’attuale pandemia avrà conseguenze definite, dirette o indirette, immediate o ritardate, sulla gestione dell’emofilia in tutto il mondo. In questo contesto, è opportuno cercare di identificare queste probabili conseguenze al fine di gestire al meglio le sfide attuali e anticipare le maggiori difficoltà a lungo termine. Al momento la paralisi del trasporto aereo può rallentare o impedire il trasporto dei prodotti sostitutivi e l’accesso al trattamento per un periodo di tempo indefinito.

La produzione di concentrati ricombinanti (FVIII, FIX, FVIIa, emicizumab) non dovrebbe essere influenzata dalla pandemia a meno che gli impianti esauriscano i componenti del processo di produzione, il che sembra improbabile. Potrebbe esserci anche una grande sfida se la forza lavoro disponibile è insufficiente per continuare la produzione a causa di un numero in espansione di operatori qualificati infetti. La contaminazione delle linee di produzione dei prodotti sintetici con SARS-CoV-2 da parte dei lavoratori è altamente improbabile. La situazione potrebbe essere molto diversa per i prodotti plasma-derivati se le donazioni risulteranno ridotte a causa del differimento dei donatori infetti e della paura di donare sangue e plasma, come già è successo con l’epidemia globale da HIV negli anni ’80. Le procedure di inattivazione virale durante il processo di produzione dei concentrati dei fattori della coagulazione plasma-derivati eliminano il SARS-CoV-2, un virus avvolto da lipidi come l’HIV. L’emergenza ospedaliera e territoriale deve indurre i centri ad  adattarsi rapidamente a questa nuova realtà sfruttando tutti i mezzi di comunicazione a distanza come la telemedicina e mantenere contatti regolari con i pazienti, in particolare con quelli che richiedono un follow-up più attento e regolare. Ad aggravare la situazione ci potranno essere difficoltà oggettive nella conduzione di studi clinici, come pure nella partecipazione fisica a congressi o corsi di aggiornamento.

L’emergenza attuale richiede di essere vigili, attivi nel controllo giornaliero  della situazione, di affrontare una “nuova normalità”, di lavorare a stretto contatto e di essere innovativi. La comunità globale dei Centri che si occupano di disordini emorragici ha subito nel tempo più di una crisi. Questa è tanto diversa quanto inaspettata. Insieme, possiamo affrontarla e imparare le lezioni necessarie per contrastarla.