La profilassi con emicizumab negli emofilici A senza inibitore

L’emicizumab rappresenta un’innovazione terapeutica non soltanto per gli emofilici A con inibitore ma anche per quelli senza inibitore. E’ quanto ha dimostrato lo studio Haven 3 pubblicato recentemente. Lo studio di fase 3 è stato condotto su 152 pazienti arruolati di età ≥ 12 anni e assegnati a random con un rapporto di 2:2:1 in quattro gruppi allo scopo di valutare la profilassi con emicizumab. I primi 3 gruppi comprendevano pazienti che avevano ricevuto trattamenti episodici (“a domanda”) con fattore VIII:

Gruppo A. Ai pazienti veniva somministrato sottocute (s.c.) emicizumab alla dose di 1.5 mg/Kg di p.c. una volta la settimana.

Gruppo B. I pazienti ricevevano emicizumab s.c. alla dose di 3 mg/Kg di p.c. ogni 2 settimane.

Gruppo C. I pazienti non eseguivano profilassi con emicizmab.
L’end point primario era la differenza del rate di emorragie/anno (“Annualized Bleeding Rate- ABR) del gruppo A vs il gruppo B e del gruppo B vs il gruppo C.

Gruppo D. A questo gruppo appartenevano pazienti che avevano ricevuto fattore VIII in regime di profilassi cui veniva somministato emicizumab s.c. alla dose di mantenimento di 1.5 mg/Kg di p.c. una volta la settimana. Confronti intra-individuali erano eseguiti con i pazienti che avevano partecipato precedentemente allo studio prospettico non-interventistico (NIS) con lo stesso emicizumab.
Tutti i partecipanti allo studio potevano protrarre l’esperienza per 24 settimane o più.

In sintesi i dati hanno dimostrato che l’ABR contava 1.5 eventi nel gruppo A (intervallo di confidenza [IC] 95%, 0.9 -2.5); 1.3 eventi nel gruppo B (IC 95%, 0.8 – 2.3); 38.2 eventi nel gruppo C (IC95%,22.9-63.8), con un rate di 96% per il gruppo A e di 97% per il gruppo B rispettivamente (P<0.001 per entrambi i confronti) (Fig. 1).

 

 

 

Un totale di 56% dei partecipanti nel gruppo A e di 60% di quelli appartenenti al gruppo B rispettivamente non avevano avuto emorragie trattate se confrontati ai pazienti del gruppo C dove tutti avevano avuto emorragie trattate.
Nel confronto intra-individuale riferito a 48 partecipanti, la profilassi con emicizumab faceva registrare un ABR del 68% più basso rispetto ai pazienti trattati in precedenza con profilassi di fattore VIII (P<0.001) (fig. 2).

Non sono stati rilevati eventi avversi se non modeste reazioni nella sede dell’iniezione, né episodi di trombosi o di microangiopatia trombotica, né sviluppo di anticorpi anti-emicizumab o contro il fattore VIII.

Negli emofilici A senza inibitore la somministrazione sottocutanea di emicizumab una volta la settimana oppure ogni 2 settimane ha dimostrato un ABR più basso rispetto agli emofilici non in profilassi. Inoltre più della metà dei partecipanti allo studio non hanno presentato emorragie trattate. Nel confronto intra-individuale la terapia con emicizumab ha fatto registrare una riduzione significativa dell’ABR rispetto alla profilassi con fattore VIII, trattamento standard degli emofilici senza inibitore.

Letture suggerite

J. Mahlangu, J. Oldenburg, I. Paz‐Priel, C. Negrier, M. Niggli, M.E. Mancuso, C. Schmitt, V. Jimenez‐Yuste, C. Kempton,C. Dhalluin, M.U. Callaghan, W. Bujan, M. Shima, J.I. Adamkewicz, E. Asikanius, G.G. Levy, and R. Kruse‐Jarres. N Engl J Med 2018;379:811-22.

Oldenburg J, Mahlangu JN, Kim B, et al. Emicizumab prophylaxis in hemophilia A with inhibitors. N Engl J Med 2017; 377: 809-18.

Shima M, Hanabusa H, Taki M, et al. Factor VIII–mimetic function of humanized bispecific antibody in hemophilia A. N Engl J Med 2016; 374: 2044-53.